venerdì 7 agosto 2015

Il miracolo di Don Calabria


I Buoni Fanciulli di don Calabria, fecero la loro prima apparizione a Cappadocia nell’ anno 1956, venivano nel periodo estivo durante le vacanze ed erano ospitati nel palazzo delle scuole comunali, concesse loro dal comune di Cappadocia; la gente di Cappadocia li accolse subito bene perché con la loro presenza rianimavano il paese, sia dal punto di vista religioso, con l’animazione delle celebrazioni eucaristiche, sia dal punto di vista sociale, con l’ assistenza a tutti i malati ai quali facevano visita. Nel paese si era innescata una gara di solidarietà per aiutare questi ragazzi, la maggior parte dei quali erano orfani e bisognosi: è proprio verso ragazzi come questi che l’opera di don Calabria ha sempre rivolto la sua attenzione; toglierli dalla strada, farli studiare, dargli un’impronta spirituale che li accompagnasse per tutta la vita e insegnare loro un mestiere. 
Si era venuto a creare così un ottimo rapporto tra la gente e questi ragazzi cosicché don Giovanni Orlandi, superiore della casa Buoni Fanciulli di Grottaferrata, con l’aiuto della Santissima Provvidenza, di una benefattrice che gli donò il terreno e di un benefattore costruttore che realizzò il progetto, nell’anno 1963 dopo tanti sacrifici riuscì a dare a questi ragazzi una casa vacanze tutta per loro, casa che tutt’oggi si trova li in via don Calabria, strada a lui dedicata. 

Ed è proprio nel secondo anno della presenza dei Buoni Fanciulli a Cappadocia, che don Calabria fece il suo primo miracolo; pensate, lui che a Verona aveva vissuto e realizzato tutta la sua opera, per il suo primo miracolo sceglie il paese più sconosciuto, Cappadocia.

Il miracolo lo fece a un povero vecchietto di 72 anni, un taglialegna che viveva, sposato senza figli, a Cappadocia, in provincia de L’Aquila. Si chiamava Liborio Testa e stava per morire per cirrosi epatica.

Il 12 novembre 1957 il povero Liborio era stato fatto ricoverare d’urgenza all’ospedale di Tagliacozzo dal suo medico condotto, perché – testimoniò lo stesso medico nel processo – affetto da cirrosi epatica con ascite.

Nell’ospedale i medici gli avevano inutilmente praticato tutte le terapie del caso, e il povero Liborio, per un atto di pietà, il 24 dicembre veniva mandato a morire a casa sua, dopo avergli praticato l’ ultima e ottava paracentesi, con la quale, come nelle precedenti, gli avevano estratto dai 10 ai 12 litri di acqua.

Ma appena a casa il ventre gli si era gonfiato ancora enormemente, tanto da impedirgli la funzione respiratoria. Non poté essere trasportato e messo sul suo letto, al primo piano della vecchia e fredda casa di Cappadocia, a 1100 metri d’altezza, ma gli unirono alcuni seggioloni al pianterreno, accanto al caminetto acceso, e ve lo sdraiarono. Al povero Liborio, senza più nessuna terapia, non rimaneva altro che aspettare la morte.

Ma la moglie, nella disperazione, ebbe la felice idea di ricorrere a una sua amica, la signora Florinda Romani.

Questa, cerca di consolarla e poi ebbe un’ispirazione:

<< Perché non ricorriamo a don Calabria ! E’ un santo ! E’ l’ unico che può aiutarci. Và a casa e io ti seguo con una sua reliquia e con una preghiera per domandare la sua intercessione >>.

E’ la notte del 27 dicembre 1957. Il povero Liborio è in agonia. Gli mettono una immaginetta di don Calabria con reliquia sul corpo e cominciano a recitare la preghiera che c’è nel retro dell’immagine. Miracolo!!

<< Dopo un po’ – racconta il miracolato – ebbi necessità di fare un bisogno e con mia meraviglia e dei presenti, la pancia si andava svuotando e scomparve l’ affanno. Riacquistai le forze sentendomi d’ essere come nulla avessi avuto >>.
Da allora in poi il Liborio non si ammalò più e riprese i lavori di taglialegna, non badando né a fatiche, né a dieta di alimentazione.

Morì di trombosi cerebrale il 24 febbraio 1968, all’ età di 83 anni.

I medici scelti dalla Congregazione per le Cause dei Santi per esaminare questo caso, nella Consulta Medica del 2 luglio 1986, dopo un attento esame delle cartelle cliniche e dei giudizi dei medici che avevano avuto in cura l’ infermo, dichiararono che questa guarigione improvvisa, perfetta e duratura, da una malattia che doveva portare fatalmente alla morte, non si poteva spiegare scientificamente.

E i Teologi Censori, il 19 dicembre, conclusero che quella guarigione era un miracolo. Il 16 marzo 1987, infine, il Santo Padre Giovanni Paolo II, ordinò la lettura del Decreto sul miracolo, aprendo così la via alla Beatificazione.
La Beatificazione di don Calabria fu proclamata nella maestosa e solenne cornice dello stadio ‘’Bentegodi‘’ di Verona, il 17 aprile 1988, da Sua Santità Giovanni Paolo II. Il Papa l’aveva annunciata con una ‘’Lettera Apostolica’’ che cominciava con una frase di San Paolo molto cara a don Calabria:

‘’Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti. Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti. Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono‘’.


Ricerche e articolo di Mario Cosciotti.

Nessun commento:

Posta un commento