domenica 2 agosto 2015

Al mio paese natale, poesia di Giuseppe Cosciotti

I belli ed intensi versi che seguono sono testimonianza dell’affetto che lega il cappadociano alla sua terra, pur lontano nei luoghi dell’emigrazione, o nei vari fronti di guerra, il ricordo e la nostalgia tengono desto l’amore per il proprio paese...
 

Giuseppe Cosciotti


O Cappadocia mia quanto sei bella
dai verdeggianti boschi sei adornata
delle sorgenti Liri sei la stella
sia benedetto il dì che tu sei nata.
 
Tu sei un posto di villeggiatura
per l’aria fresca non c’è paragone
tu sei lo specchio di madre natura
chi ti conosce ti può dar ragione.
 
Io ti ricordo sempre con affetto
la fiamma ardente dell’età novella
tu sei rimasta sempre nel mio petto
del firmamento sei la meglio stella.
 
Sono stato quasi sempre a te lontano
salpando i mar ed immensi deserti
pareva come stringerti la mano
pareva come sempre rivederti.
 
Per tanti anni in quelle sabbie ardenti
restando privo d’acqua e di frescura
e posso dir da mille patimenti
era così diversa la natura.
 
Ma quando al mio paese ripensavo
ricco di laghi, fonti, fiumi e boschi
l’animo mio sempre più fiaccavo
perché languivo in quei luoghi loschi.
 
Non c’era acqua né vegetazione
ma aria afosa e clima logorante
a tutti avremmo fatto compassione
come nella partenza l’emigrante.
 
Uscito dal deserto insidioso
son ritornato a Cappadocia mia
con quell’orgoglio sempre tanto ansioso
respiro finalmente l’aria mia.
 
E’ l’aria dei monti fresca e pura
da secolari faggi ossigenata
è l’aria che ci dà madre natura
è l’aria che non va dimenticata.
 
Io penso a chi l’oceano ha salpato
ricorderà la Cappadocia sua
non posso dir che avrà dimenticato
il bene e il male e la famiglia sua.
 
Io grido sempre “viva il mio paese”
benché è da anni che ci sto lontano
non faccio né l’inglese né l’indiano
ma dico a tutti son cappadociano.
 
Se a questi versi miei qualcuno brinda
che voglia riconoscere il paesano
son Peppinitto della fu Clorinda
che vi saluta e vi stringe la mano.
 

Giuseppe Cosciotti

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